In Veneto il borgo fantasma immerso nella boscaglia: sembra uscito da un film, ma è tutto reale

Un lago, un ponte, un bosco, l’immaginario perfetto per un luogo nascosto e magico abbandonato ormai da moltissimi anni: ecco dove si trova.

Nei pressi di un lago che brilla di verde smeraldo, fedele riflesso delle incantevoli falesie erbose che lo circondano, si può trovare un sentiero quasi dimenticato che porta in un luogo che non esiste più. Per scovarlo, come in un film d’avventura o in qualche vecchio videogioco, è necessario attraversare un ponte sospeso che porta nel suo nome la memoria storica di eventi risalenti all’ultimo conflitto mondiale.

il borgo fantasma immerso nella boscaglia
Il borgo in Italia che sembra uscito da un film horror (trevisolavora.it)

Una volta superato, non senza fermarsi a guardare il panorama che da lì si distende e colpisce lo sguardo di ogni visitatore, anche il più disattento, appare finalmente il primo cartello. Stavolta a separare chi giunge fin qui dalla meta ci saranno quaranta minuti di camminata dentro un bosco fitto e leggermente in salita. Ma la sconvolgente bellezza della destinazione varrà tutta la fatica. Ecco dove si trova questo posto irreale e unico nel suo genere.

Il borgo in Italia che sembra uscito da un film horror

Se la meta sperata potrà spaventare i meno coraggiosi, perché abbandonata e spettrale, il lungo cammino per raggiungerla non sarà così duro, in quanto l’altitudine non supererà i 540 metri sul livello del mare. Ci troviamo in Veneto, più precisamente, nei pressi di Arsiè di Feltre, nel bellunese. Il lago che fa da sfondo al sentiero che porta al borgo fantasma è il Lago del Corlo, un bacino artificiale situato a circa 267 metri di altitudine.

veneto sembra uscito da un film, ma è tutto reale
Il borgo che sembra uscito da un film (trevisolavora.it)

Il ponte invece è il Ponte della vittoria e sarà lì che converrà lasciare l’auto per poter raggiungere Fumegai, il paese spettrale nato da un insediamento risalente al 1873. I primi abitanti di Fumegai vivevano in totale autonomia di agricoltura e pastorizia. L’origine del nome deriva da un’espressione dialettale: “fumegà” o “infumegà”, traducibile come “affumicato” nel senso di fuligginoso, sporco.

Questo termine descriveva al tempo le persone operose, che lavoravano sporcandosi le mani e il corpo. Nonostante i soli 540 metri d’altitudine, si trattava di un borgo isolato sin dalla sua origine, poiché difficile da raggiungere, per le temperature che d’inverno diventano gelide a causa delle intense nevicate.

Le sempre più complesse condizioni di vita portarono gli abitanti ad andare progressivamente via, in cerca di un’esistenza meno faticosa, spostandosi più a valle, o addirittura emigrando all’estero. L’ultima abitante fu un’anziana signora che lasciò il paese negli anni venti del secolo scorso.

Da quel momento in poi passarono quarant’anni prima che, negli anni sessanta, una comunità di Hippie provò a ripopolare il borgo, per poi lasciarlo abbandonato nuovamente, poco più tardi. Di recente, nel 2020, un giovane ragazzo ha deciso di abitarlo con il suo cane, restando però soltanto un anno e mezzo circa.

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