Tecnologia

Streaming e servizi in abbonamento hanno stancato: la rivoluzione digitale ha riportato in auge un simbolo degli anni ’90

Anche i servizi in abbonamento sembrano aver stancato proprio tutti. La rivoluzione digitale sta rifacendo spazio ad un simbolo anni ’90.

Negli ultimi anni i servizi di streaming hanno conosciuto una crescita esponenziale, rivoluzionando il modo in cui consumiamo musica, film, serie TV e contenuti multimediali in generale. Una delle principali ragioni del boom dei servizi di streaming è l’accessibilità.

Piattaforme come Spotify, Netflix, Apple Music e Amazon Prime Video offrono un catalogo vastissimo di contenuti che possono essere fruiti ovunque e in qualsiasi momento, purché si disponga di una connessione internet. Questa facilità di accesso ha reso lo streaming una scelta naturale per milioni di utenti.

Anche i servizi in abbonamento sembrano aver stancato – TrevisoLavora.it

Inoltre i servizi di streaming sono estremamente convenienti. Con un abbonamento mensile, gli utenti hanno accesso a una quantità praticamente illimitata di contenuti. Questo modello di abbonamento risulta spesso più economico rispetto all’acquisto individuale di brani, album, film o serie TV, rendendo lo streaming una soluzione vantaggiosa per chi desidera un’ampia scelta senza dover sostenere costi elevati. Ora però sembrano aver stancato riportando in auge un simbolo degli anni ’90, che ha fatto incrementare le sue vendite. 

Servizi streaming in abbonamento, in molti gli dicono addio: torna in auge questo simbolo

Il mondo della musica è in continua evoluzione, e il CD, formato che molti ritenevano obsoleto, sta vivendo una sorprendente rinascita. Nonostante la percezione comune che i CD siano ormai superati, le vendite di questo formato stanno crescendo. Artisti di fama mondiale come Taylor Swift stanno rispondendo alla crescente domanda, rilasciando edizioni speciali dei loro album su CD, che sono accolte con entusiasmo dai fan.

Aumentano le vendite dei CD nell’ultimo anno – Trevisolavora.it

Per la generazione nata nei primi anni ’80, il CD rappresentava una vera e propria rivoluzione. Esso segnava un netto distacco dai pesanti vinili dei genitori e dalle cassette amate dai fratelli maggiori. Il CD offriva un livello di controllo sull’ascolto musicale senza precedenti: niente più riavvolgimenti, possibilità di programmare l’ordine delle tracce e ascolto casuale delle canzoni. Era un salto tecnologico che prometteva una qualità audio superiore e una maggiore praticità.

Con l’inizio del nuovo millennio, il declino del CD divenne inevitabile. L’era digitale prese il sopravvento con l’avvento di internet e la diffusione di software di condivisione file come Napster. Scaricare musica digitale divenne sempre più facile e veloce, portando molti a digitalizzare le proprie collezioni di CD. Intorno al 2004, la musica iniziò a essere trasferita su hard disk e lettori MP3, segnando l’inizio della fine per il CD.

L’arrivo dei servizi di streaming, come Spotify e Apple Music, accelerò ulteriormente questo declino. Avere accesso a milioni di brani con un semplice abbonamento mensile sembrava molto più conveniente rispetto al possesso fisico degli album. Con il passare del tempo, però, è emersa una forte nostalgia per il formato fisico dei CD. Questo formato sta quindi trovando una nuova collocazione come oggetto da collezione e strumento promozionale. Per molti appassionati possedere un CD è diventato un modo per rivivere l’esperienza fisica dell’ascolto musicale, mentre per gli artisti rappresenta un’opportunità per offrire ai fan qualcosa di unico. 

Loris Porciello

Classe '97, copywriter e giornalista attivo dal 2014. Iscritto all'ODG dal 2022, mi occupo di articoli di lifestyle, gossip, sport, tecnologia, economia e tanto altro. Appassionato di musica, calcio e pallacanestro, nel tempo libero coltivo una forte passione per la scrittura e la lettura.

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